In un paese come l’Italia, ancora oggi è incredibile pensare che a soli quattro anni dal disastroso e tragico crollo del Ponte Morandi, Genova abbia di nuovo il suo ponte perfettamente funzionante e operativo.
La ricostruzione del viadotto sul Polcevera è sicuramente un esempio virtuoso di gestione di un’emergenza che ha mostrato al mondo che, quando si vince la diffidenza tra Pubblico e Privato, quando si snellisce l’impalcatura burocratica legata a codici, codicilli, sentenze e contro-sentenze scaturite da ricorsi e controricorsi, quando a garantire la buona riuscita dell’opera, più che un commissario straordinario, c’è la reputazione ed il know-how di un progettista come Renzo Piano e la volontà e determinazione di un committente a risolvere un problema velocemente, si possono trovare e attuare soluzioni efficaci ed efficienti in poco tempo.
Tuttavia, non dovrebbe servire un’emergenza-urgenza come quella del crollo del Ponte Morandi per innescare una collaborazione virtuosa tra pubblico e privato, non serve né un commissario straordinario, né andare in deroga alle leggi utili previste dal codice civile e penale, né uscire dal perimetro del Codice degli Appalti: serve solamente un patto di fiducia tra Pubblica Amministrazione e Privati di comprovata esperienza e solidità morale, tecnica e finanziaria. Servono prima di tutto le competenze, poi una pianificazione degli obiettivi da conseguirsi entro un tempo certo e infine, una visione di medio e lungo periodo per valutare la creazione del valore che scaturirà da questa partnership.
Esiste uno strumento, previsto nel Codice degli Appalti, che prende il nome di P.P.P. (Partenariato Pubblico Privato), che può far incontrare gli interessi pubblici con quelli privati, generando valore. Il PPP ha delle caratteristiche peculiari idonee ad affrontare tutta una serie di tematiche legate alla realizzazione e gestione di opere e servizi complessi, di cui la Pubblica Amministrazione non può farsi carico in autonomia sia a livello finanziario che tecnico e operativo.