Il mondo della sanità ha registrato negli ultimi anni un netto incremento degli investimenti in ambito digitale. Secondo uno studio pubblicato da The European House-Ambrosetti, dal primo al secondo trimestre 2020 gli investimenti in Digital Health sono cresciuti del 22% a livello mondiale.
Segno che la pandemia ha reso ancora più urgente la necessità di un passo in avanti nell’implementazione di tecnologie in grado di velocizzare, semplificare e rendere più sicura l’esperienza dei pazienti e degli operatori sanitari.
Tra queste, le soluzioni di tracciabilità sono quelle maggiormente diffuse: la loro adozione in ospedali, cliniche e case di cura, infatti, ha portato a un incremento dell’efficienza e a un contenimento dei costi, a fronte di una maggior tutela della salute delle persone.
Cos’è la tecnologia RFID?
Viene definita RFID una tecnologia di identificazione automatica basata sulla propagazione di onde elettromagnetiche.
L’acronimo RFID significa letteralmente “identificazione a radio frequenze” e deriva dall’inglese Radio Frequency Identification.
Due sono gli elementi che compongono questa tecnologia: un microchip o tag, che contiene i dati, e un’antenna che, attraverso il segnale radio, li legge; le informazioni vengono così trasmesse a un sistema informativo esterno che le registra in memoria.
A differenza dei tradizionali codici a barre e dei sistemi a bande magnetiche, il vantaggio dei tag RFID sta nel fatto che le letture possono avvenire senza la necessità di avvicinare un lettore.
Posizionando le antenne in punti strategici all’interno degli edifici sanitari e delle lavanderie industriali, infatti, vengono registrati automaticamente i passaggi degli indumenti, permettendo di avere informazioni certe e costantemente aggiornate sul ciclo sporco-pulito e sui processi di lavaggio e sterilizzazione di indumenti e biancheria.
Esistono diverse tipologie di etichette RFID, che si differenziano in attivi o passivi a seconda della presenza o meno di alimentazione e trasmittente all’interno del microchip.
Quelli utilizzati nell’ambito delle lavanderie industriali e della gestione dei tessili sanitari sono tag passivi, che si attivano solo in presenza di apposite antenne posizionate a una distanza di massimo 10 metri. Al loro interno non contengono alcuna informazione ma solo un codice numerico composto da 32 cifre e decifrabile attraverso l’accesso al relativo database del sistema informativo di riferimento.
Non si tratta, dunque, di veri e propri sistemi di localizzazione che tracciano con precisione la posizione in tempo reale delle risorse, ma di semplici applicazioni per il controllo dei passaggi in corrispondenza di punti specifici.